Dopo aver affrontato nell’articolo precedente la questione relativa al bullismo, fenomeno esistente da tempo immemore, oggi parlerò dell’evoluzione (o involuzione, per certi aspetti) di tale fenomeno: il cyberbullismo.
Quest’ultimo è legato alla sempre più capillare diffusione degli strumenti digitali, che veicolano in modo massiccio la comunicazione tra gli individui (non solo adolescenti, ma anche adulti).
Il cyberbullismo è la manifestazione in Rete del bullismo: la tecnologia consente ai bulli di infiltrarsi nelle case delle vittime, di materializzarsi quando lo desiderano nella loro vita, perseguitandole con messaggi, immagini, video offensivi diffusi mediante internet in siti web e social network.
Il cyberbullismo definisce, pertanto, un insieme di azioni aggressive e intenzionali, messe in atto da una singola persona o da un gruppo di individui, realizzate mediante strumenti elettronici con l’obiettivo di provocare danni ad un coetaneo incapace di difendersi.
Quali sono le differenze tra bullismo e cyberbullismo?
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Se nel primo caso, i protagonisti sono gli studenti della classe e/o dell’Istituto, nel secondo caso possono essere coinvolti individui di qualsiasi età, provenienti da qualunque parte del mondo.
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Il bullo, pur avendo indubbiamente delle fragilità personali, è comunque una persona capace di imporre il proprio potere; il cyberbullo in molti casi è un individuo che nella vita reale tende ad avere un ruolo passivo e che, aiutato dal filtro del monitor, può esprimere la propria frustrazione mantenendo l’anonimato.
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I bulli sono in genere studenti, compagni di classe o di Istituto, conosciuti dalla vittima; i cyberbulli possono essere anonimi: la vittima, pertanto, molto spesso ignora l’identità del suo persecutore.
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Gli atti di bullismo vengono raccontati ad altri studenti che frequentano l’Istituto in cui essi sono avvenuti, ma restano generalmente circoscritti a quell’ambiente; al contrario, il materiale utilizzato per atti di cyberbullismo può essere diffuso in tutto il mondo.
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Gli atti di bullismo avvengono, generalmente, durante l’orario scolastico o nel tragitto tra casa e scuola. D’altra parte, i cyberbulli possono agire in qualunque momento del giorno e della notte.
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Le reazioni della vittima, nel primo caso sono evidenti e spesso immediate; il cyberbullo non ha, invece, la percezione immediata dell’impatto che le proprie azioni possono avere sulla vittima.
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Sia nel bullismo che nel cyberbullismo vi è la tendenza, da parte di chi agisce, di non riconoscere la propria responsabilità: nel primo caso ciò avviene portando su un piano scherzoso gli atti di prepotenza, nel secondo caso, il cyberbullo sembra dissociarsi dalle proprie azioni come se non appartenessero davvero a lui, ma al suo “profilo utente”.
In sintesi, il cyberbullismo non è soggetto ai limiti spaziali e temporali che connotano invece il bullismo.
I cyberbulli hanno la possibilità di comportarsi online con modalità che non potrebbero mettere in atto nella vita reale, poiché si percepiscono invisibili e in qualche modo sembrano non sentire fino in fondo la responsabilità di ciò che fanno.
I ricercatori hanno identificato diverse modalità attraverso le quali il cyberbullismo si può manifestare:
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Flaming: si tratta di messaggi offensivi, violenti e volgari su forum, social network.
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Harrassment (molestie): messaggi offensivi inviati in maniera ossessiva e ripetuta.
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Put-downs (denigrazione): inviare email, messaggi e post attraverso social network con il preciso intento di danneggiare la reputazione della vittima.
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Masquerade (sostituzione di persona): rubare l’identità della vittima con l’obiettivo di pubblicare a suo nome contenuti volgari o comunque imbarazzanti.
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Exposure (rivelazioni): rendere pubbliche le informazioni private della vittima.
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Trickery (inganno): conquistare la fiducia di una persona per carpire informazioni private e/o imbarazzanti con la finalità di renderle pubbliche.
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Exclusion (esclusione): escludere deliberatamente una persona da un gruppo online per ferirla.
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Cyberstalking: molestare e denigrare ripetutamente per incutere paura e terrore in riferimento all’incolumità fisica.
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Happy slapping: molestare fisicamente con lo scopo di riprendere l’aggressione e pubblicare il video sul web.
Nel cyberbullismo rientra anche il fenomeno del sexting, ovvero l’invio di testi, immagini e video a sfondo sessuale che in alcuni casi vengono divulgati.
Il cyberbullismo può avere un pesante impatto psicologico a livello individuale e relazionale, con possibili effetti sull’autostima e sull’identità personale.
Il soggetto colpito può, peraltro, manifestare la propria sofferenza attraverso sintomi quali difficoltà scolastiche o lavorative, ansia, attacchi di panico, depressione fino all’ideazione suicidaria.
Per tale motivo, è necessario attivare specifiche strategie di prevenzione e di intervento, a tutti i livelli (da quello familiare a quello istituzionale), mirate da un lato a sensibilizzare ragazzi e giovani rispetto a questo fenomeno e alle sue conseguenze, non solo su un piano informativo e cognitivo, ma principalmente emotivo ed esperienziale; dall’altro ad attivare strategie e risorse nei soggetti potenzialmente più vulnerabili.
Fonti bibliografiche e sitografiche
Menesini E., Nocentini A., (2017) Prevenire e contrastare il bullismo e il cyberbullismo, Il Mulino
Shaheen Shariff, a cura di Menesini E, (2017) Quali limiti per i ragazzi sempre connessi? Edra
www.miur.gov.it-bullismo-e-cyberbullismo
https://best5.it/post/cyberbullismo-online-tra-ragazzi-prevenzione-e-strategie-dintervento/